Masnavi

«Vieni, vieni, chiunque tu sia vieni.
Sei un miscredente, un idolatra, un ateo? Vieni.
Il nostro non è un luogo di disperazione,
e anche se hai violato cento volte una promessa... vieni».


Nei paesi musulmani questo testo è detto anche "il Corano in versi": fiabe, novelle e parabole si alternano a scritti sapienziali e saggi consigli, raggiungendo un elevato grado di insegnamento mistico. Essi, infatti, possiedono quelle caratteristiche che contraddistinguono i sufi: rispetto per tutte le religioni e ideologie, per l'essere umano e la natura, amore per lo studio e corretta educazione del sé.



il Mathnawì di Jalàl àlDìn Rùmì (il più importante poema mistico del Mondo, 50.000 versi), edizione Bompiani, sei volumi. Introduzione, traduzione dal persiano e note di Gabriele Mandel Khàn e di Nùr-Carla Cerati-Mandel. Prefazione di Sua Eccellenza Halil Cin. E' l'edizione stessa che è stata pubblicata l'anno scorso a Konya, in Turchia, ad opera della Mevleviyya e della Municipalità di Konya sotto il patronato del Ministero della Cultura turco.

Jalâl âlDîn Rûmî, il sufi paragonato a San Francesco, il Dante Alighieri della gente turca, uno dei più grandi mistici di tutta l’umanità. Nato a Balkh (attuale Âfghânistân) nel 1207, morì a Konya (Turchia) nel 1273. Di lui il professor Halil Cin – già Rettore delòl’Università Selciukide di Konya - ha scritto: «Rûmî, superando le frontiere religiose del pensiero turco e dell' Îslâm, è simbolo di un senso di pace, di dialogo e di rispetto reciproco indirizzati a tutta l' umanità. Trova la fonte dell' ispirazione nell' Îslâm e nella cultura turca; li esprime ed amplifica, e li offre a tutti senza distinzione alcuna, mentre la maggior parte dei conflitti fra gli uomini deriva invece dalla mancanza di dialogo e di amore, deriva dall' egoismo e dal fatto che non è dato alla persona umana il valore che merita. Questo messaggio di Rumì trova veramente l' ambito universale nella quartina che leggiamo all' ingresso della Mevleviyya di Konya in Turchia.

O silenzio, tu sei ciò che vi è di più prezioso al centro di me stesso,
tu se il velo di ogni soavità in me.
O uomo: ostenta meno la tua scienza, fai silenzio, poiché nel silenzio non v e timore né speranza.
Per il villaggio distrutto, abbandonato e deserto non v'è né decima né tassa sulle terre. Fermati allora. e medita sul valore di un villaggio distrutto.


Gabriel Mandel Khan

Gabriele Mandel è Vicario Generale per l'Italia della Confraternita sufi Jerrahi Halveti. È co-fondatore dell'Università internazionale islamica di Cordoba (Spagna) e direttore della Facoltà di Psicologia dell'Università Europea di Bruxelles, ha pubblicato per numerose case editrici, in Italia e all'estero. Nel 2006 ha curato l'edizione italiana del Mathnawi Jalâl âlDin Rumi. La sua versione commentata del Corano (2003) è stata posta sotto l'alto patronato dell'Unesco. È pittore, incisore e ceramista. Ha esposto alla Bennale di Venezia e in numerosi musei in tutto in mondo (tra cui Parigi, San Paolo del Brasile, Tokyo, New Delhi, Milano, Istanbul, Ankara). È' commendatore al merito della Repubblica Italiana; ha ottenuto varie onorificenze ufficiali in Francia, Giordania, Turchia. E la laurea honoris causa in Scienze islamiche dell'Università statale di Konya (Turchia).
https://www.gabrielemandel.net