SALTERELLA
di Ines Scarparolo

Giaceva stremata, sul fondale in secca di un corso d'acqua montano, una minuscola goccia d'acqua di rara trasparenza. Da qualche giorno era rimasta sola; le sue compagne, sfinite per la mancanza di pioggia, si erano addormentate sul greto del fiume, sciogliendosi a una a una sotto il torrido abbraccio del sole.

Anche la piccola goccia pareva ormai non avere speranza; attendeva, rassegnata alla fine, che l'astro di fuoco toccasse lo zenit quando, dal limitare del profumato bosco di mirtilli a lei antistante, le era parso di udire un bisbigliare accorato: “Piccola, piccola mia, su, da brava, rotola dolcemente su te stessa e giungi fin qui, sotto le mie foglie. Ti proteggerò io dai raggi di Mastro Sole, almeno fino a che non si scioglieranno le nevi delle grandi Dolomiti o soffieranno in cielo le nubi del nord: vedrai, si rovesceranno allora secchi e secchi d'acqua sulla valle e tu ritroverai altre gocce sorelle”. Salterella, così l'aveva chiamata Nonno Acquazzone, considerando la sua destrezza nel saltellare allegramente da un argine all'altro del fiume, sollevò gli occhietti stanchi e scorse, a breve distanza, una graziosa pianta di felce che, intenerita dalla sua fresca giovinezza, l'attendeva per accartocciarsi pietosamente su di lei, evitandone la fine. Rotolando piano, spingendosi avanti a fatica, graffiando la sua purezza contro le pietre più aguzze, Salterella arrivò infine alla felce rigogliosa che, velocemente, l'avvolse con le sue fronde. Subito chiuse gli occhi, convinta che quella dolce frescura non fosse altro che il respiro della Morte che avanzava, ma presto si addormentò e la generosa pianta, con un fruscio delicato e acquietante, la cullò dolcemente sino al mattino successivo. Nacque da quel momento un prezioso legame tra la felce e la goccia, tanto che Salterella non rimpiangeva più come un tempo le perdute sorelle, ma aspettava paziente il nuovo avvento delle piogge, ascoltando attenta storie e leggende che l'amica, con affettuosa pazienza e un sentimento di materna protezione, le raccontava.
“Piccola mia, non temere. Le vedi quelle nubi al di sopra della Malga del Nello? Sono giunte ieri sera dalla lontana Alsazia, spazzando le vette con cupi sibili di vento e spargendo dappertutto grandine grossa come uova di quaglia, tanto che persino le Piramidi di Segonzano hanno lasciato cadere, esauste dalla lotta, detriti di sabbia e roccia...
Ancora un po' di pazienza, piccola, poi arriveranno da noi, e già saranno più tranquille ma decise a riempire con forza ogni bacino d'acqua. Tu, non tremare, se sentirai soffiare e urlare il vento attorno a te, o udrai rombare il tuono e si scateneranno in cielo i bagliori delle saette... È il giusto momento, sai, è l'addio all'estate; quando tornerà la quiete, io ti lascerò andare e tu certo saprai, con sicurezza, giungere là dove le gocce d'acqua, tue sorelle, saranno ad aspettare.



Per passare il tempo, da sotto quel tettuccio di verdi pinnule , Salterella si era messa a osservare cosa succedeva in quel piccolo angolo di mondo; attraversò il greto un gatto dal pelo di colore indefinito, magro e spelacchiato. Dalla bocca gli penzolava una salsiccia, forse rubata a casa di Manfredo il macellaio. L'animale si rincantucciò in uno spiazzo ombroso, proprio accanto alle nostre due amiche, e azzannò ingordamente il boccone: non l'avesse mai fatto! Subito emise un miagolio irritato di protesta: sentiva in bocca uno strano gusto di rancido, che glielo fece sputar via nonostante la fame nera... Ci sarebbe proprio voluto una bella ciotola d'acqua fresca ma, vista la siccità del periodo, si sarebbe accontentato anche solo di rinfrescarsi bocca e baffi con una minuscola goccia d'acqua... ma il fiume era completamente asciutto.
“Miaaoooo armaooo... Ho sete! Tu, stupida pianta, dimmi che fiume può mai essere questo, a secco come il deserto del Sahara!”. Fu in tale maniera villana che “Rùspio”, così chiamato dagli altri randagi proprio per il suo carattere ruvido e scontento, si rivolse alla nostra felce. La pianticella, infastidita da quel modo di fare, lo guardò da sotto in su, fingendosi perfettamente a suo agio; sotto sotto però, era tutta agitata per il timore che Salterella si facesse vedere da quel gattaccio zoticone: “Ah ah, che fiume può mai essere, mi chiedi... Sei davvero un po' a digiuno di notizie geo-idriche, vero? Questo, gentiluomo mio, è un fiume di monte, attualmente in secca. Come puoi vedere tu stesso, acqua qui, per ora, non ne trovi una goccia!”. Sfortuna volle che, proprio in quel momento, Salterella venisse solleticata dalle fronde che la coprivano e sternutisse... “E-e-e...tciiiiii”! La potenza dello sternuto la fece balzare fuori all'improvviso e cadere, spaventatissima, proprio ai piedi del gatto spelacchiato.
“Si-si-si-gnore, guardi che... con me mica si disseta, sa. Sono sola e l'avverto che ho un po' di gusto salato nella pancia, dato che pur'io mi stavo dissecando completamente al sole...”, fece la povera Salterella, impietrita dallo spavento.
La felce intanto, senza perder tempo, aveva iniziato a stormire con forza, mandando il suo richiamo fin lassù dove, in un batter d'occhio, si riunirono le nubi grigie del Nord, sospendendo di fretta i loro accurati esercizi di respirazione, adatti a rinforzare la potenza di emissione idrica.
“Fiume in secca sull'argine del bosco di mirtilli! Pronte, attente e... viaaa!!” - tuonò la nuvola che coordinava il gruppo, poi, senza pensarci più di tanto, lei e a ruota le altre, provvidero a liberare le abbondanti vasche d'acqua in magazzino. Con incredibile velocità d'impatto, il prezioso elemento cadde a valle e sul fiume, rinfrescando i fiori tristi e appassiti, rinvigorendo le foglie ormai bruciate dall'arsura e... facendo una bella doccia fredda a “Rùspio” che, con la lingua penzoloni, stava per inghiottire golosamente la povera Salterella. L'improvviso scroscio l'aveva prontamente salvata, facendola balzare nel bel mezzo della grande onda d'acqua dove, ancora incredula ma gonfia di felicità, essa ritrovò le sorelle di un tempo. “Ecco dov'eri andata a finire, piccola scavezzacollo di una Salterella! Ci sono arrivate notizie delle tue avventure fino al gelo del Grande Nord, ed è certo bellissimo essere ancora insieme!”
Salterella scoppiò in un'allegra risata, quindi guardò riconoscente la felce amica e, con voce commossa, sussurrò un “Grazie” che subito si confuse con il picchiettare delle gocce sul bosco.
E il gatto spelacchiato? - vi chiederete a ragione. Se n'era rimasto lì, con un palmo di naso, a ripensare a quanto era avvenuto poi, scappandosene velocemente al riparo, con saccenza aveva miagolato: “Armiaooo, marameoo... Ricordatevi, pietre del fiume, e piante del bosco, e uccelli del cielo, con “Ruspio” c'è ben poco da ridere. Persino le nuvole del cielo obbediscono, quando lui ha sete!”. Dal fiume, Salterella e le amiche lo motteggiavano, con benevola condiscendenza.

Ines Scarparolo