AVISH KHEBREHZADEH
"Il mio lavoro mi soddisfa quando mi sorprende, quando permette alla mia immaginazione, e a quella dello spettatore, di vagabondare senza fermarsi su qualcosa di acquisito" (da intervista a Il Manifesto, 2003).
fonte.www.treccani.it



Avish Kebrehzadeh, artista iraniana, poco più che trentacinquenne (Teheran 1969), si trasferisce negli Stati Uniti molti anni fa per fuggire alla rivoluzione iraniana, dopo un periodo di studio passato a Roma. Vincitrice del Premio per la Giovane Arte alla Biennale di Venezia del 2003, coniuga nella sua produzione, la suggestione di una assoluta semplificazione delle forme, con un tratto leggerissimo di matita, pochi colori e il video, che crea l'animazione di una racconto, di una fiaba, memore delle lontane leggende della sua tradizione. Ha esposto in importanti Musei del mondo, dal Macro di Roma, al Teheran Museum of Contemporary Art, al PS1 di New York. In Italia è rappresentata dalla Galleria S.A.L.E.S. di Roma.

Intervista Ad Avish Khebrehazedh
Ciao Avish, ci parli delle tue origini e della tua infanzia. Dove sei cresciuta? Dove è nata la tua vena artistica? E la tua formazione? Dove hai studiato?
Sono cresciuta a Tehran con la mia famiglia, ma poi mi sono trasferita a Roma dove ho studiato e successivamente a Washington dove ancora vivo e lavoro.
Questa vita nomade ha completamente influenzato il mio lavoro: la radice delle mie opere nasce in Iran, da una visione “orientale” della vita, le forme invece attingono dall'arte conosciuta in Italia, dalla semplicità dell'arte pre-rinascimentale e quindi dalla filosofia dell'Arte Povera.

Quando hai capito che quella dell'arte era la strada che volevi seguire?
La mia strada è stata segnata dai miei genitori e dall'atmosfera che ho sempre vissuto all'interno della mia famiglia. Mio padre insegna letteratura persiana, mentre mia madre ha sempre avuto una grande predilizione per la poesia: con i loro amici, scrittori, poeti e artisti si riunivano spesso parlando di arte e letteratura, di antiche storie e di lontani racconti della nostra tradizione. Un immaginario carico di fascino e di malinconia, ma anche di un costante anelito e di grande ardore. Credo che quelle suggestioni abbiano enormemente influenzato la mia scelta artistica e la volontà di esser parte di quel gruppo.

Quali sono state le tue difficoltà? Come le hai superate? Cosa ti ha spinto ad andare avanti?
Ognuno incontra problemi sul proprio percorso. L'unica cosa che posso dire è che non potrei fare nient'altro di quello che faccio. Questo è ciò che mi spinge ad andare avanti e a superare ogni difficoltà.

Crei delle opere di grande poeticità, di grande suggestione; malinconiche e apparentemente in contrasto con la tua persona. Che confine c'è per te, tra arte e vita?
Ci sono forti similitudini ed io sono interessata a quel genere di similarità che acquistano sfumature diverse in ambiti differenti: il modo in cui le cose si discostano dalle norme o dai principi che le regolano e il modo in cui subiscono dei cambiamenti per un minimo spostamento o a causa di una qualsiasi modifica. Questo è ciò su cui si basa il mio lavoro.

Coniughi linguaggi diversi, disegno e video, eppoi la musica memore di antiche litanie. Come nascono le tue opere? Cosa ti porta ad unire questi elementi?
Gli elementi del disegno e del video sono parte di un unico processo. La staticità del disegno crea un impatto immediato su chi guarda, mentre il video richiede un tempo maggiore per la narrazione che mi consente la costruzione delle fiabe alle quali si lega tutta la mia opera.

Seppur giovanissima esponi già in importanti musei del mondo. Hai vinto il premio per la giovane arte italiana alla Biennale di Venezia nel 2003. Quali sono i tuoi progetti presenti e futuri?
A differenza della mia precedente produzione, sto sperimentando la tecnica a olio su tavola, lavorando su piccoli formati.

I.M.
Intervista del 04.12.05