La lotta per la libertà di informazione in Iran
a cura di Ahmad Rafat
fonte.Internet
Nato a Teheran 54 anni fa, da padre iraniano e madre italiana, dopo il diploma si trasferisce in Italia per continuare gli studi presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Perugia. In seguito si iscrive all’Università di Francoforte al corso di specializzazione di Psicologia dei mezzi di comunicazione di massa.

Dal 1977 lavora come giornalista professionista. In questi anni ha collaborato con i maggiori quotidiani e settimanali italiani, europei e nordamericani.
Per 21 anni è stato l’inviato di punta del settimanale spagnolo Tiempo. Attualmente lavora come esperto delle vicende iraniane e mediorientali presso l’agenzia Adnkronos International (Aki) di Roma.
Membro fondatore dell’associazione Iniziativa per la Libertà d’Espressione in Iran, Ahmad Rafat fa parte anche del comitato esecutivo di Information Safety and Freedom. Traduttore di alcuni libri di Che Guevara in farsi, ha scritto nel 1991 una breve biografia di Saddam Hussein in spagnolo, e nel 1981 ha pubblicato, in diverse lingue, una raccolta delle fatwa emesse dall’Ayatollah Khomeini durante gli anni dell’esilio a Najaf. Ha raccontato la sua esperienza durante la guerra in Bosnia, nella raccolta Carte e Piombo, pubblicata in Italia.
Un atto di solidarietà rivolto a tutti quei giornalisti e scrittori cui è negato il diritto di comunicare

Dodici dei più famosi giornalisti iraniani raccontano, liberamente, le proprie vicissitudini con la repressione e la censura nel proprio Paese. Insieme a quelli di Stefano Marcelli e Roberto Reale i loro scritti tracciano, parola dopo parola, un ritratto inedito del Regime degli Ajatollah e quello di un’opposizione liberale di cui nessuno parla.
È un libro che rende omaggio all’esercizio della libera espressione, un atto di solidarietà rivolto a tutti quei giornalisti e scrittori cui è negato il diritto di comunicare.
È inoltre un segno concreto di cooperazione internazionale, giocata interamente sul terreno dei valori umani e che lascia in disparte le brutali logiche della guerra. È pertanto la tutela della libertà, della dignità e dell’integrità fisica a rappresentare il campo sul quale poter ricostruire un dialogo tra i popoli.
Infine un eloquente esempio di coraggio che nasce dall’entusiasmo e dalla passione di dodici giornalisti che, nonostante tutto, ravvivano giorno dopo giorno il valore della democrazia e della dignità della loro professione:
Ahmad Rafat, Massoumeh Shafie, Maryam Afshang, Ahmad Zeydabadi, Mehrangiz Kar, Ebrahim Nabavi, Lili Farhadpour, Mashaollah Shamselvaezin, Emadeddin Baghi, Mohammad Ghouchani, Mohsen Sazgara, Bijan Rouhani.