Le letture persiane di Amir Madani
di Roberto Colella - da www.ilbenecomune.it

E’ un “Mondo Nuovo” quello che ci viene raccontato con grande passione e spirito critico da Amir Madani che da grande esperto di geopolitica ha capito da subito l’evoluzione alla quale si sta assistendo. Il mondo del post guerra fredda e post crollo del comunismo è cambiato.

La grande partita geopolitica si sta giocando proprio in Medio Oriente. Qui si possono vedere le divaricazioni nette tra l’Europa e gli Stati Uniti. L’Europa sempre più contraria alla costruzione della democrazia attraverso l’occupazione militare e gli Stati Uniti che non possono ritirarsi dal mondo ma che non possono avere il dominio del mondo.
Tutto questo ed altro viene sviscerato nelle lettere scritte da Amir Madani a Marcello Villari, redattore del Tg 5, che vanno dall’aprile del 2004 alla fine del 2007 e che sono legate alle vicende dell’Iraq, dell’Iran, dell’Afghanistan, del Libano, di Israele e a quelle degli ex stati dell’Unione Sovietica ora indipendenti: Azerbaijan, Uzbekistan, Kazakistan ecc.
Interessante il riferimento che Madani fa nella sua prima lettera del libro al Presidente Bush che inizia le sue giornate leggendo la Bibbia. Interessante per evidenziare il significato recondito della crisi politica a livello mondiale nascosto tra i versetti biblici, interessante perché subito dopo l’11 settembre, il presidente americano fece i suoi primi discorsi proprio in alcune cattedrali americane. Tutto ciò a suffragare la teoria di Georges Burdeau che soleva dire che la politica quanto è in crisi si rifugia nei templi. G.W. Bush ha pensato così di ottenere il consenso proprio nei luoghi di culto, sfruttando la fede come collante della società civile e come mezzo per trovare approvazione alle sue finalità belliche.
Un presidente di guerra che da paladino della democrazia ha ben pensato di esprimerla al meglio umiliando la popolazione irachena, vedi quello che è accaduto nel carcere di Abu Ghraib. Metodi di tortura poco “democratici” e soprattutto poco civili denunciati da Amnesty International e dallo stesso autore nel testo. Oppure la testimonianza di Kamil, bambino di otto anni, al quale gli americani avevano rubato il campo da gioco, per far posto a sei carri armati dell’esercito.
Ma se gli americani rappresentano un potere antidemocratico, l’Europa sta a guardare. Nonostante Madani nutra un grande senso di ammirazione verso il nostro continente, è costretto a lanciare un je accuse verso l’asse franco-tedesco innanzitutto, degno erede di quell’impero carolingio che si distinse a sua volta per immobilismo e per la sua incapacità di esercitare una forza di mediazione.
Sempre l’Europa potrebbe oggi svolgere un ruolo importante anche in Iran, il quale attraverso molte componenti della società guarda con favore al vecchio continente. Non a caso negli ultimi 200-300 anni l’intellighenzia iraniana si è formata in Europa.
Un Iran sempre più polveriera pronta ad esplodere a causa delle forti fratture interne tra conservatori e riformisti, tra i Pasdaran della rivoluzione e la parte pragmatica, ma soprattutto lontano dai processi democratici che scandiscono la vita politica di un Paese, per colpa di una società civile sostanzialmente neutralizzata. In mezzo a tutto ciò il programma nucleare che Ahmadinejad vuole continuare a portare avanti nonostante l'opposizione degli Usa. Sebbene il Trattato di non proliferazione imponga agli Stati nucleari il disarmo progressivo, Washington continua a stanziare 27 miliardi di dollari per conservare e costruire nuove armi nucleari. Di sicuro un attacco americano in Iran potrebbe sconvolgere l’intero mondo islamico e quello delle comunità sciite, presenti in mezzo mondo , tanto da far precipitare il mondo in una forte crisi non solo energetica, ma anche di sicurezza. Ma forse la “presunta” minaccia nucleare iraniana non è così imminente come sostengono molti esperti compresi quelli dell’Agenzia Atomica, anche perché fino a questo punto Tehran sta procedendo all’arricchimento dell’uranio attraverso vecchie centrifughe ma non è ancora dotata di testate nucleari, per dotarsi delle quali avrebbe bisogno di diversi anni.
Di sicuro una crisi energetica porterebbe gli Usa sempre più al collasso. Gli Stati Uniti sono obbligati a proteggere il monopolio del dollaro nel mercato del greggio, anche perché stanno vivendo un momento molto difficile che ha portato alla recessione. E così i cinesi pagano la loro sicurezza attraverso l’interdipendenza con gli Usa acquistando buoni del tesoro del debito estero americano.
Corollario a tutto ciò il terrorismo. I taliban afgani si sono rigenerati grazie all’appoggio dell’Isi, i servizi segreti pakistani, che stanno diventando una sorta di nebulosa jihadista. Il Pakistan vede nell’Afghanistan una piattaforma strategica. Non dimentichiamo infatti che anche da un punto di vista etnico-antropologico, ci troviamo di fronte ad un'entità comune che contraddistingue sia parte del Pakistan che parte dell’ Afghanistan: l’etnia Pashtun.
Non si può non spendere però una parola su Al Qaeda. Molto probabilmente Bin Laden è morto ed ha ragione Amir Madani quando dice che il movimento jihadista guidato da Al Qaeda che ha privatizzato e internazionalizzato il terrore, si è frantumato nel tempo in realtà minori, capaci di autoriprodursi. Aggiungo che l’autoriproduzione è dovuta principalmente ai vari focolai di guerra soprattutto in Medio Oriente senza dimenticare però i Balcani, vedi gli esempi prima della Bosnia e ora del Kosovo, dove le diverse cellule terroristiche trovano terreno fertile per rigenerarsi in nome di quel progetto jihad. Allo stesso tempo Amir Madani evidenzia come la rete telematica con oltre cinquemila siti integralisti , ha sostituito per certi aspetti i campi di addestramento e i centri di indottrinamento dando vita alla nuova generazione di jihadisti. Come dire che oggigiorno accanto al barile liquido di petrolio, bisogna fare i conti con quello che alcuni definiscono barile elettronico, un barile vuoto, inesistente nella sostanza ma che sposta denaro da una parte ad un'altra del mondo e che genera diverse azioni speculative nel campo del mercato borsistico.
Il lettore troverà in questo libro ricostruzioni storiche meticolose corroborate da una scrupolosa analisi della storia delle relazioni internazionali e da una grande capacità di acquisire informazioni, vedi il conflitto tra Israele e Palestina o la questione libanese.
Amir Madani ci parla del Medio Oriente rispolverando quel substrato civile che in pochi conoscono e ne approfitta per riportare alla luce fatti sottaciuti o poco rilevanti per alcuni ma che invece hanno una importanza strategica fondamentale. Il tutto ancora una volta in nome di una democrazia nella quale egli crede fermamente ma che non può essere imposta con l’uso delle armi e che invece va conquistata, giorno dopo giorno, passo dopo passo, attraverso la partecipazione di tutta la società.