Rahmat, all’età di quindici anni, aderisce al movimento democratico di Dr. Mossadeq. Negli anni successivi, nell’effervescente periodo di nazionalizzazione dell’industria petrolifera, aderisce al movimento giovanile del partito Tudeh (di orientamento comunista) e s’iscrive alla facoltà di Architettura dell’Università di Tehran. Insegnante in una scuola elementare, conosce Ruhi, sua alunna che in seguito diventa sua moglie. Nel 1956 si trasferisce a Roma per continuare gli studi, si sposa con Ruhi e ottiene la laurea in Architettura dall’Università di Venezia.
La poesia "Il Pensiero", composta da Rahmat Khosrovi, trae ispirazione dalla foto qui sopra, scattata dalla nipote Farahnaz sul muro del villaggio nativo dell'Architetto, Varamin nei pressi di Teheran.

Fonte.Internet


Dal 1958 collabora con l’UNURI ed è presente attivamente nel movimento studentesco Romano. Ha un ruolo fondamentale nella creazione delle organizzazioni studentesche iraniane a Roma, Perugina e Firenze.
Dal 1960, dopo l’istituzione della FUSII (Federazione delle Unioni degli Studenti Iraniani in Italia), collabora con la Confederazione degli Studenti Iraniani - Unione Nazionale -.
Nel 1963 è tra i fondatori del “M.A.K.” (Centro d’Insegnamento e Lavoro) a Roma. Questo Centro ha avuto, in più di sei anni, una vasta attività artistica, culturale e scientifica, avvalendosi della collaborazione di eminenti accademici italiani, come Prof. Zevi, Prof. Benevolo, Prof. Insolera, … e di poeti iraniani come Nader Naderpur.
Nel 1966, è eletto nel direttivo della Confederazione degli Studenti Iraniani – Unione Nazionale - e contribuisce, con la promozione di seminari, ricerche storiche collettive e manifestazioni artistiche, alla crescita culturale e politica di una intera generazione di studenti, aprendo nuove prospettive per la libertà e democrazia in Iran.
Nello stesso periodo, con una visione ormai critica e diffidente nei confronti dell’operato del partito Tudeh, partecipa, come rappresentante degli studenti iraniani, alla conferenza dell’Unione internazionale degli Studenti a Mosca e al seminario internazionale di Leningrado. Di ritorno, la sua opposizione al partito Tudeh diventa antagonistica e riesce, insieme ad altri protagonisti, ad imprimere questo orientamento all’intero movimento studentesco.
Nel 1970, fonda, insieme ad un gruppo di iraniani e grazie all’operoso sostegno dei Senatori Terracini e Valenzi, il “Comitato Unitario per la difesa dei prigionieri politici in Iran” (CUDI), con la presidenza dell’On. Luzzatto e presidenza onoraria del Sen. Ferruccio Parri. Con l’invio di osservatori italiani (fu Avv. Lugi Cavalieri e Prof. Avv. Guido Cavi, attuale senatore) ed esteri presso i tribunali dove si processavano studenti e patrioti iraniani appartenenti a tutte le tendenze democratiche, la CUDI dà una nuova dimensione al movimento europeo ed americano per la difesa dei prigionieri politici in Iran, salvando, tra l’altro, la vita di Parviz Nik khah (ex studente politicamente attivo in Inghilterra) e suoi compagni, accusati del l’attentato contro lo Scià; la vicenda divulgata come “Complotto del Palazzo di Marmo”. Il mensile del Comitato riporta puntualmente tutte le attività ed iniziative di questo Comitato.
Nel 1971, partecipa, con la Fondazione Lelio Basso, alla conferenza di Algeri per la stesura della “Carta per la Liberazione e i Diritti dei Popoli”.
Nel 1979, dopo la rivoluzione, si reca in Iran con la delegazione unitaria dei tre sindacati CGIL, UIL e CISL. Accompagna la delegazione negli incontri e discussioni con le personalità del nuovo governo post rivoluzionario e con le organizzazioni sindacali di varie città iraniane.
Nel 1980, quando ormai regna in Iran un’atmosfera di repressione, fonda , in seno alla Fondazione Lelio Basso ed insieme ad un gruppo di deputati, giurist, intellettuali ed amici (On. Giancarlo Codrignani, On. Adele Facio. On. Margherita Boniver, Avv. Luigi Cavalieri, Avv. Nicolò Paoletti, Avv. Guido Calvi, Prof. Raffaele Chiarelli, Sergio Giulianati, Gianno Moneta, ...) la “Lega Internazionale per la Difesa dei Diritti Civili e Democratici in Iran”.
Con la guerra Iran – Iraq, l’occupazione dell’ambasciata americana, la presa degli ostaggi ed esplosione di una feroce repressione dei fondamentalisti contro ogni dissenso, la “Lega” ha gratuitamente istruito, con esito positivo, più di 2000 richieste d’asilo politico, tra le quali quella di Zahra Kazemi per il Canada, la giornalista irano-canadese che, tempo fa, in missione ufficiale in Iran, fu barbaramente torturata ed assassinata.
Rahmat Khosrovi è stato protaginista di lunghe battaglie per i diritti dei rifugiati e immigrati iraniani, in particolare, ed extracomunitari, in generale. Nel 1985 fonda, insieme agli immigrati extraeuropei, la “Federazione delle Organizzazioni delle Comunità degli Stranieri in Italia”, con l’adesione di 17 associazioni straniere. Nell’anno dopo fonda la “Nuova Solidarietà” un’associazione con una base più estesa, che canalizza ed indirizza verso il parlamento italiano la lotta frammentaria degli immigrati per i propri diritti civili. Nel 1986, dopo vent’anni di lotta, una parte di queste richieste vengono accolte dal parlamento, mentre La parte più importante è approvata nel 1990 (Legge Martelli).
Nello stesso anno, Rahmat è stato eletto, da parte degli stranieri residenti nella provincia di Roma, nella “Consulta Cittadina per l’Immigrazione”.
Nel 1992, Rahmat si reca a Strasburgo e protesta nel Parlamento Europeo contro le limitazioni imposte, con circolari applicative, alle leggi italiane ed europee, appena varate, sul diritto dell’immigrato.
Rahmat era anche un giornalista impegnato. Ha collaborato, ininterrottamente e per circa trent’anni, con molte testate e riviste specializzate, tra le quali Rassegna Sindacale, L’Ora di Palerma, L’Unità, L’Avanti, La Sinistra, Paese Sera, Nor Sud ed alcune agenzie di stampa. Ha partecipato a molti dibattiti radio – televisivi ed istituito la pagina settimanale dell’ ”Immigrazione” sul quotidiano Paese Sera. Ha pubblicato in italiano, nel 1975, il mensile “Il Cammino della Libertà” e nel ’79 “Iran dopo la rivoluzione”, con G. Leuzzi. Poco dopo, pubblicò la raccolta di interviste con ex presidente Banisadr ed ex primo ministro Bakhtiar. (la raccolta d’interviste al Sig. Rajavi non vide luce in quanto i relativi nastri gli furono sequestrati, appena finita l’intervista).
Nel 1988, Rahmat iniziò a Roma, nel quadro della “Lingua Madre”, una intensa attività culturale che durò 12 anni. In questo periodo circa 450 alunni della seconda generazione di immigrati hanno frequentato la scuola persiana fino alla terza elementare. L’attività didattica, le ricorrenze tradizionali persiane, le serate musicali, i corsi di alfabetizzazione per adulti nonché l’assistenza ai laureandi italiani nella redazione delle loro tesi in persiano si svolgevano nell’Istituto Statale Bernini.
Nell’aprile 2003, il “Forum delle Comunità Straniere in Italia ”conferisce a Rahmat una targa di riconoscimmento per le sue battaglie a favore dei diritti civili degli immigrati.
In autunno dello stesso anno, malgrado il suo stato precario di salute, collabora alla tenuta, a Roma, della conferenza dei repubblicani laici iraniani. Nel gennaio 2004, partecipa al congresso dei Repubblicani laici iraniani a Berlino e presiede, per acclamazione ed insieme ad altri tre veterani, alla cerimonia di apertura dei lavori. Nel novembre 2004, appena redatta la nota di protesta contro la RAI, per il dibattito televisivo in cui il profilo politico del defunto Presidente Yaser Arafat veniva menomato, la sua malattia si aggrava e, il 22 dicembre ci lascia.
La lotta per la democrazia, libertà e diritti civili era senza frontiere per Rahmat. Non concepiva limiti geografici, di razza o di religione. Era attivamente presente nelle battaglie civili italiane e, assolutamente, irremovibile di fronte al terrorismo interno ed estero.
Da universitario, da rifugiato, da immigrato e da intellettuale, ha dedicato la sua esistenza alle sue battaglie. I suoi sacrifici e le sue rinunce non hanno risparmiato la sua famiglia, i suoi amori e, soprattutto, tutti coloro che hanno condiviso con lui il peso del suo cammino.

Il Pensiero

Sulla sommità della grande
muraglia di terriccio e paglia,
Su un versante il cielo azzurro
di libertà,
Sull'altra sponda alberga
tristezza
e...
Io prono in attesa.
Se il muro di paglia,
per un soffice tocco della
moltitudine crollasse, e il cielo
azzurro si espandesse sull'altro
versante, dissolvendo la
tristezza, io e la "libertà" su
un'infinita distesa, sotto il cielo
azzurro spiccheremo il volo.

R. Khosrovi, 2003