Aram Ghasemi

Tre poesie di Aram Ghasemi in occasione del capodanno persiano
Traduzione dal persiano in italiano: Pirooz Ebrahimi

Inverno
La mia storia è iniziata in modo semplice



Un giorno è arrivato il gelo
E un vento freddo, un inverno rigido mi ha assalita
Il mio mondo si è raffreddato
Le mie mani erano ghiacciate
Non avevo nemmeno forza di tenere in mano il mio tamburello

Quando me ne sono accorta ero già diventata una statua fredda
Da alcuni giorni il vento mi ha portato via i vestiti
Ho dimenticato la mia voce e il suono che aveva
Mi sono scordata tutte le favole gioiose che sapevo
Senza volerlo ho dimenticato anche come si danza
Un giorno quando mi sono guardata allo specchio
Ho capito: ero fredda e triste
Ho un aspetto algido che non sa più ridere
Sono tanti giorni che corro per i vicoli ghiacciati
Per riprendere dal vento i miei vestiti rossi e caldi
Se li ritrovassi
Fino l'ultimo giorno della mia vita
Danzerei per sempre con il mio tamburello.

Siah – Haji Firouz

Siah ha occhi brillanti
Due occhi brillanti che splendono dentro un viso nero
Il viso è nero ma il cuore è trasparente e candido
Danza tra le strade con un vestito rosso e splendente
Fa ridere le donne nobili e timide
Fa ballare gli uomini seri e immusoniti
Siah non ha mai ballato
Con una donna in una bella casa
Non ha mai studiato danza in nessuna scuola
Ma è il migliore ballerino del mondo
Quando danza ti dona il calore della sua esistenza
I movimenti scoordinati di mani e piedi sono così abili
Che risvegliano la gioia del tuo essere
Quando sbocciano i ciliegi
E il profumo di fiori d’arancio
Esalta i movimenti dei piedi
Arriva Siah
Perché Siah è il figlio della primavera
Percorre le risaie e arriva alle pianure
Respira il profumo del vento di primavera per trovare la strada per la città
E quando la raggiunge
Tra macchine stanche e ferrose, danza e canta
Agita il suo piccolo tamburello
E con la sua voce strana
Risveglia gli automobilisti fermi davanti al semaforo
Si ferma davanti ai bambini che fissano i grattacieli e sorride
E fa ridere il loro sguardo innocente
Si muove
Siah ci fa ricordare il mondo freddo dell’inverno
E ci fa venire in mente
Nel labirinto di questo freddo
Che abbiamo dimenticato la primavera.

Primavera


Avevo chiuso gli occhi per il gelo
Ma il sole ha solleticato le mie guance e mi ha svegliata dal freddo sonno
I miei occhi erano tristi
I raggi trasparenti del sole mi hanno condotta davanti alla Primavera
Signora Primavera con occhi di narciso ha riso e ha detto:
Siah sei pronta a scacciare l’Inverno?
Ingenua e furiosa ho risposto:
No, ho perso i miei vestiti rossi,
Siah senza vestiti è come un cavallo disperato
La Primavera mi ha risposto: Ti vesto con vestiti nuovi
Scaldo il tuo cuore
Canto ninnenanne alle tue tristezze
Danza di nuovo
Sorridi di nuovo, risveglia il tuo sguardo profondo
Così che si desti nell’Inverno la gelosia
… e mi sono messa addosso i vestiti rossi della Primavera.


Vestito Rosso



Nelle tre parti della performance di Aram Ghasemy: Inverno, Siah e Primavera viene affrontata la perdita della felicità nella sua forma pura e incondizionata; perdita per la quale tutti noi soffriamo in questo mondo moderno, freddo e tecnologico, dominato dal materialismo e dai poteri forti.

Così abbiamo dimenticato la nostra primavera interiore, come Siah che ha perso il suo vestito rosso in lungo inverno…

“Quando Siah non può più ridere,
il riso fa le valigie nella casa della gente
e parte per una terra lontana…”

Il personaggio: Haji Firouz - Siah

Il personaggio di Siah- Haji Firouz (o Haji Pirooz, o Kaka Siah “fratello nero, o nella sua forma di marionetta Mobarak) sta a metà tra il Pulcinella e l’Arlecchino della nostra Commedia dell’Arte e la figura del giullare medievale.

Annuncia l’arrivo della primavera ed è il simbolo della felicità incondizionata. Come i giullari egli risiedeva alla corte dei re e usando il grammelot, una lingua inventata, storpiata e fatta principalmente di suoni, si prendeva gioco del loro potere.

Ma Siah - Haji Firouz era altrettanto presente nel teatro di strada o in tempi più recenti nel teatro moderno. La sua figura era originariamente patrimonio delle compagnie di teatro che lo mettevano in scena con le altre forme di recitazione.

Le sue caratteristiche sono, oltre al costume rosso e al viso tinto di nero, il tamburello, la storpiatura della parola e del tono di voce, le smorfie e le linguacce, il ballo apparentemente scoordinato. Fino a un certo periodo è stato un personaggio sia maschile che femminile ma in epoca cagiara la morale lo rende sconveniente per le donne.

Le sue origini vengono fatte risalire agli schiavi africani che divertivano i loro padroni con scherzi spesso ambigui e ironici grazie alle loro differenze linguistiche o più anticamente ai riti dei Sumeri legati al culto del dio dei sacrifici Domuzi che, alla fine di ogni anno, veniva sacrificato e fatto rinascere all’inizio del nuovo anno che per i persiani coincide con l’arrivo della primavera astronomica (Noruz).

Al di la delle sue misteriose e controverse origini quel che è sicuro è che Siah - Haji Firouz è dispensatore di felicità per le brave persone, che riesce sempre a fare ridere e far ballare ed è sempre pronto agli scherzi pungenti nei confronti di chi ha la coscienza sporca…

Nell’Iran di oggi possiamo trovare Siah - Haji Firouz nelle strade durante Noruz, ma anche nel teatro colto tra coloro che studiano le tradizioni della cultura popolare.




Aram Ghasemi è nata in Iran nel 1975.
Nel 1997 si è laureata presso la Facoltà di Teatro dell’Università dell’Arte e dell’Architettura di Teheran.
Nel 1999 si è diplomata come attrice all’Amin Tarokh’ Art School.
Dal 1995 lavora in teatro e televisione come attrice, scenografa e doppiatrice.
Dal 2000 è autrice e regista teatrale e ha fondato la compagnia Tarmeh (La Veranda Luminosa),
nella quale insegna teatro anche ad attori diversamente abili.
Da quasi un anno si è trasferita in Italia, dove ha interpretato e diretto gli spettacoli “Mela Rossa Lupo Nero” e “Cantastorie Persiano: il Potere di Zahhak”.
Nel 1997 ha esposto le sue maschere teatrali al Saad Abad Palace di Teheran, e nel 1999 ha esposto le sue maschere artistiche all’Atbin Gallery di teheran.
Ha collaborato con artisti importanti come: Daryoosh Mehrjooei, Amin Tarokh, Behruz Baghaei,
Hosein Panahi, Mohamad Reza Sharifi Nia, Mesud Keramati, Ali Omrani, Shahla Riahi, Parastoo
Golestani, Mahtab Keramati, Shahin Alizade, Mohammad Alami…
Nel 1994 premio come miglior poetessa al Festival della Letteratura dell’Azerbaijan
Nel 2000 premio per la migliore scenografia al Festival di Teatro di Teheran.
Nel 2001 premio per i migliori costumi al Festival di Teatro di Teheran.
Nel 2002 premio per la migliore regia al Festival Internazionale Mehraien a Teheran.
Nel 2006 premio con la compagnia Yas Tamam No al Festival Internazionale del Teatro di Figura.

Ringraziamo Elisabetta Saura per aver corretto il testo.